sabato 30 dicembre 2006

Scusi, a che piano... Bar?

“...e mi trovavo ancora una volta, ad inseguire la mia ombra,
per una Brera addormentata, con la lingua impastata un pò di gin e un pò di tonic.
Verso casa, non lontana, appena uscito da un pianobar, il più chiassoso e irriducibile. Con un freddo cosi polare che pareva di essere a Gressoney, a bordo pista. Ma nei panni fuori luogo di un playboy, che a quell’ora, aveva più voglia di addormentarsi vestito che di spogliarsi per giocare.”

Voi ci siete mai stati? Non a Gressoney, in un Pianobar. Neanche io. Beh fino ad un annetto fa, e da allora... Ci sono inciampato la prima volta un po' per sfida ed un po' per noia. Non si può abitare a Milano, a due passi dal quartiere di Brera, la “Montmartre” milanese e tornare a casa alle dieci di sera. Di venerdì. No, ma dico... Scherziamo? Così ho rimessoo le chiavi di casa, nella loro casa, la mia tasca e ho fatto rotta verso Il paese dei balocchi.

Schivate un paio di cartomanti e una ventina di negromanti, (la differenza tra le due fattispecie è che la prima vende a prezzo modico, IERI, OGGI e DOMANI, mentre la seconda spaccia AUTENTICHE, imitazioni di Gucci e Luis Vuitton). Ho chiuso gli occhi ho fatto una giravolta su me stesso e ho puntato verso il primo locale “live music” che mi capitava, barcollando ubriaco prima ancora di aver toccato bicchiere.

E pensare che all’asilo ero campione di girotondo.

All’ingresso, un pò spaesato, guadagno rapidamente un posto d’eccezione. Ho sempre sognato di sedermi al bancone di un club, alla Humphrey Bogart. Luci basse, sgabelli quadrati, atmosfera deliziosamente decadente. Ricordava tanto il King Kamehameah Club di Magnum P.I. Il bancone è una postazione strategica, ostacola l’occupazione preferita dei barmans, ovvero annacquarti il cocktail. Inoltre ti permette una visione d’insieme del postaccio nel quale ti si voluto ostinatamente infilare. Il Barman di questo locale sembrava un tipetto vigile, con una cotta terminale per l'inglese e biondisisma cameriera.

-Un Gintonic, col Tanqueray-

Specificare la marca del superalcolico impreziosisce.

L’omino prepara solerte, sempre con un occhio alla platinata. Il prezzo è da ladrocinio, ma pago senza battere ciglio. Mi guardo in giro, e... La parata dei PIACIONI. Il PIACIONE è il vero “Latin Lover” niente a che vedere con i Playboy d’oltremanica. Il PIACIONE lo si riconosce dal sorriso, perenne, un pò dato dall’alcol, e un pò dalla lunga pratica. Il sorriso è la vaselina della mente e loro lo sanno bene. Che siano bionde leopardate, o moraccione lampadate, tutte pendono dalle loro labbra, ipnotizzate.

Ma lo spettacolo più divertente, questa sera lo offrono il BARMANe la BIONDISSIMA. Nel tempo dei miei quattro Gintonic, loro si fanno altrettanti RedBull & Whiskey,

Orrore!

Si, lo so è come il MAIALE che da del PORCO all’asino. Sarà che a me la RedBull fa schifo. Lui cerca di “metterle le ali” per farla svolazzare nel suo letto a fine serata, lei si tracanna allegra, la pozione magica ringraziando in un italiano stentoreo. Niente classe dietro il bancone.

Tra i fumi dell’alcol vedo gli sguardi di disapprovazione del gran consiglio dei PIACIONI, il barman non sarà mai uno di loro. Non sapremo mai com’è finita Io so solo che mi sono ritrovato a fare pipì in una fioriera di Ferrè alle tre di notte. Lo stile, sempre e comunque. Ma questo è solo l’inizio.
To be continued...



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lunedì 25 dicembre 2006

Elogio dei Cinici

Sono indolenti,
Intolleranti al cattivo gusto, polemici su tutto.
Incuranti della velocità con cui le loro lingue demoliscono
Le mediocri certezze altrui
Ne vogliono vedere costruite di nuove, di meravigliose.

Guardatevi da loro se li vedete silenziosi,
Stanno radiografando la vostra anima
Per poi vomitarvela addosso,
E far si che siate certi di possederne ancora una.

Millesimano le miserie umane,
Con il sopracciglio sempre alzato e
Supponente, di chi è già pronto a ribattere.
Le degustano col palato fine della loro intelligenza,
Per poi risputarle
Rivedute e corrette,
Dall’inappellabile matita rossa e blu
Del loro idealismo estremo.

Odiano le coscienze lisce,
Le oltraggiano.
Le scuotono.
Le shackerano col ghiaccio dei loro commenti,
Per farne cocktails con cui poi si ubriacano

Puntigliosi
Fino all’eccesso
Fino ad essere detestabili.
Mettono a nudo le debolezze,
Costringono a reagire.
Ad essere più forti.

La loro acidissima eloquenza sogna di sgrassare
Il mondo dalle sue ipocrisie,
Di spogliarlo delle sue falsità.

Le loro labbra non sono mai caricate a salve,
Sputano veleni, sentenze e baci appasionati.
Proteggono un cuore di vetro soffiato con una corazza fatta di parole
La loro vita è una bolla di sapone, volatile e leggera,
Fatta di pensieri mutevoli e colorati
Che altrinenti scoppierebbe

Giudicateli pure, ci sono abituati,
Insultateli, e vi terranno testa,
Scagliategli contro addirittura il mondo
E si scanseranno di lato,
Ma non provate ad ignorarli
Perché è impossibile.

Giuseppe Alessandro Valerio

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