Nonostante questo racconto si basi su elementi realistici del soccorso, è da intendersi come totale frutto della fantasia distorta dell’autore. Fatti, persone e situazioni sono completamente inventati e permeati da pesanti dosi di ironia. Ogni riferimento è puramente casuale.
Luogo dell’evento: Milano centro, adiacenze locali trendy.
Orario: Happy Hour.
Periodo: Pericolosamente vicino al Natale.
Il solerte cittadino, dall’alto dei suoi mocassini scamosciati lo scorge. Giace semi seduto, tra un bidone della spazzatura e un palo della luce. Nonostante i due Negroni sgollati alla cosacca e la montagna di tartine trangugiate decide che è giunto il momento di fare una buona azione, Il Natale da alla testa. L’homeless, dai milanesi amichevolmente detto Barbun, sonnecchia placido. La mano è ancora teneramente attaccata al suo vino cartonato e la testa è reclinata su di un guaciale di plastica nera. La mente, persa in un paradiso artificiale, sogna un mondo dove il vino è gratis e il lavoro non esiste, quindi non puoi neanche perderlo.
Non disturba. Non chiede soldi. Dorme. Questo è troppo per gli occhi del Neo Buon Samaritano, lesto, compone il numero magico sul suo telefonino di ultima generazione, biascicando il problema all’operatore. La chiamata parte dalla poderosa antenna della centrale. Rimbalza su di un paio di satelliti russi. Transita per una manciata di nodi equivoci di Internet trovando l’uscita attraverso un traliccio dell’Enel. Da li si concentra nell’etere, colpendo in pieno la radio di una sonnecchiante ambulanza e i suoi quattro, altrettanto sonnecchianti, volontari. Auto XX, Prendi nota per un servizio, ti rechi in via XXXX, angolo XXYY per un malore in strada. Intanto sul luogo dell’evento, gli amici del Telefonista gli si avvicinano per stringere la mano a questo raro esempio di virtù.
-Ah, Fossero tutti come te, questo mondo sarebbe migliore.-
-Ah, se ci fossi stato tu quando Pupa si è sentita male a Porto Rotondo, tu si che avresti saputo cosa fare e magari ora sarebbe qui a fare l’aperitivo con noi.-
-Ah Gian... Non è che mi offriresti un’altro giro di bollicine? Ho finito l’argent de poche.-
Il gran fragore di bitonali e luci stroboscopiche concentra l’attenzione del popolo della notte
I soccorsi vengono accolti dai presenti con sguardi attoniti e incuriositi.
Ad un occhio inesperto sembra l’arrivo degli acchiappafantasmi.
I Quattro, nelle loro tute fluorescenti, fendono la fola con professionalità, incuranti di tutto e di tutti tranne che del paziente.
Lo svegliano chiamandolo e scuotendolo delicatamente: “signore signore, mi sente...”
la risposta non tarda: “ va da via el...” E si gira dall’altra parte.
Non si può dire che non risponda allo stimolo verbale.
La pervietà delle vie aeree è assicurata da un sonoro russare,
-Come si chiama?-
-...Buh.-
Scheda paziente:
Nome: Buh, Cognome: non pervenuto, sesso M, domicilio SFD (Senza Fissa Dimora).
“Vuole venire in ospedale con noi?”
-... Grrr- Ringhia.
Sempre penna alla mano, ”Il paziente rifiuta il ricovero...”
Al che, viene lasciato marinare nel suo brodo etilico.
Ma il Neo Buon Samaritano non ci stà, in fondo ha interotto il suo aperitivo per motivi umanitari e si indigna. In un momento di lucidità sbotta in un: -Ma come, non lo portate via? E se muore? Ma questo è uno scandalo e poi parlano di malasanità.-
Il caposervizio, con la calma di un monaco Zen spiega la situazione.
“Il signore non necessita ricovero, e pur disturbando la vista del paesaggio urbano, non versa in condizioni critiche tali da giustificare un intervento d’emergenza. Buonasera.-
I quattro fluorescenti risalgono sul mezzo di soccorso
Il mocassinato è tutto un fremito, gli ci vorrebbe un altro Negroni per calmare i nervi.
Si agita sdegnato e pronuncia frasi sconnesse.
Muovendosi in maniera scoordinata e minacciosa, inciampa nel bordo del marciapiede. La caduta a terra è inevitabile.
Occhi al cielo del capo servizio, tutti giù di nuovo.
Si massaggia la testa.
-Vuole venire in ospedale?-
-Ohi, che botta! No, sono qui con degli amici.-
-Ma questo è un trauma cranico!-
-é grave?-
-Beh non si può dire, ci vuole una lastra, magari una T.A.C. Portatemi un collare.-
-Ma io non voglio venire, e gli amici?-
-Se vuole può portarne uno in ospedale, ma uno eh. Mica tutta la comitiva!
-La schiena le fa male?
-Si un po’-.
-Ahi, Ahi, Ahi-
-Come sarebbe a dire ahi ahi ahi-
Presto, spinale, ferma capo e ragno, abbiamo un politrauma qui.
-E le gambe, non le fanno male?-
-Beh si il ginocchio destro, me lo sono anche rotto a Madonna di Campiglio.-
-Bene, se sente le gambe è un buon segno. Forbici!-
-Ehi ma cosa vuole fare? Sono di Armani-
STRAAAAAP,
-Erano di Armani, poi, vorrà mica mettere sullo stesso piano un paio di pantaloni e la sua salute?!-
Il futuro premio Nobel per la pace è ormai mummificato su di una tavola spinale. Da quella posizione può fissare solo il cielo stellato.
Il Caposervizio si rivolge al gruppetto vicino.
Voi siete suoi amici?
-Bah...-
-Beh...-
-Si, lo conosciamo da poco è un amico di un amico, di un amico del mio visagista.-
Chi viene di voi?
-Dove?-
-In ospedale.-
-No, no gli ospedali mi fanno orrore, c’è cosi tanta gente malata e poi, veramente avremmo una cena...-
Poi rivolti al loro quasi amico:
-Dai Giangi, vai a farti vedere, poi ci raggiungi per il dessert e ci beviamo una bella bottiglia.-
e si dileguano rapidi sulle loro Porshe.
Nel frattempo due suorine appartenenti all’ordine delle San Samaritane della divina carità si avvicinano a Buh, il clochard. Hanno con se un thermos gigante pieno di brodo caldo, e del pane.
Glielo versano, gli lasciano un biglietto con l’indirizzo della loro mensa e scompaiono nell’ombra dalla quale erano venute. Buh si alza e si avvicina ai volontari che stanno caricando Tutankamon sull’ambulanza, lo scruta un attimo.
-Vuole dirgli qualcosa?-
-Se l’ha fa chel li ( cosa ha fatto quello li).
-L’è burlà giò (è caduto).
-O puarett (Oh Poveretto).
-Al che, alza il bicchiere pieno di brodo caldo, e rivolto al politraumatizzato.
-“La staga ben, buon Natale” e se ne va.
Il paziente diventa incosciente alle ore 22:38, si iniziano le manovre di rianimazione.
Orario: Happy Hour.
Periodo: Pericolosamente vicino al Natale.
Il solerte cittadino, dall’alto dei suoi mocassini scamosciati lo scorge. Giace semi seduto, tra un bidone della spazzatura e un palo della luce. Nonostante i due Negroni sgollati alla cosacca e la montagna di tartine trangugiate decide che è giunto il momento di fare una buona azione, Il Natale da alla testa. L’homeless, dai milanesi amichevolmente detto Barbun, sonnecchia placido. La mano è ancora teneramente attaccata al suo vino cartonato e la testa è reclinata su di un guaciale di plastica nera. La mente, persa in un paradiso artificiale, sogna un mondo dove il vino è gratis e il lavoro non esiste, quindi non puoi neanche perderlo.
Non disturba. Non chiede soldi. Dorme. Questo è troppo per gli occhi del Neo Buon Samaritano, lesto, compone il numero magico sul suo telefonino di ultima generazione, biascicando il problema all’operatore. La chiamata parte dalla poderosa antenna della centrale. Rimbalza su di un paio di satelliti russi. Transita per una manciata di nodi equivoci di Internet trovando l’uscita attraverso un traliccio dell’Enel. Da li si concentra nell’etere, colpendo in pieno la radio di una sonnecchiante ambulanza e i suoi quattro, altrettanto sonnecchianti, volontari. Auto XX, Prendi nota per un servizio, ti rechi in via XXXX, angolo XXYY per un malore in strada. Intanto sul luogo dell’evento, gli amici del Telefonista gli si avvicinano per stringere la mano a questo raro esempio di virtù.
-Ah, Fossero tutti come te, questo mondo sarebbe migliore.-
-Ah, se ci fossi stato tu quando Pupa si è sentita male a Porto Rotondo, tu si che avresti saputo cosa fare e magari ora sarebbe qui a fare l’aperitivo con noi.-
-Ah Gian... Non è che mi offriresti un’altro giro di bollicine? Ho finito l’argent de poche.-
Il gran fragore di bitonali e luci stroboscopiche concentra l’attenzione del popolo della notte
I soccorsi vengono accolti dai presenti con sguardi attoniti e incuriositi.
Ad un occhio inesperto sembra l’arrivo degli acchiappafantasmi.
I Quattro, nelle loro tute fluorescenti, fendono la fola con professionalità, incuranti di tutto e di tutti tranne che del paziente.
Lo svegliano chiamandolo e scuotendolo delicatamente: “signore signore, mi sente...”
la risposta non tarda: “ va da via el...” E si gira dall’altra parte.
Non si può dire che non risponda allo stimolo verbale.
La pervietà delle vie aeree è assicurata da un sonoro russare,
-Come si chiama?-
-...Buh.-
Scheda paziente:
Nome: Buh, Cognome: non pervenuto, sesso M, domicilio SFD (Senza Fissa Dimora).
“Vuole venire in ospedale con noi?”
-... Grrr- Ringhia.
Sempre penna alla mano, ”Il paziente rifiuta il ricovero...”
Al che, viene lasciato marinare nel suo brodo etilico.
Ma il Neo Buon Samaritano non ci stà, in fondo ha interotto il suo aperitivo per motivi umanitari e si indigna. In un momento di lucidità sbotta in un: -Ma come, non lo portate via? E se muore? Ma questo è uno scandalo e poi parlano di malasanità.-
Il caposervizio, con la calma di un monaco Zen spiega la situazione.
“Il signore non necessita ricovero, e pur disturbando la vista del paesaggio urbano, non versa in condizioni critiche tali da giustificare un intervento d’emergenza. Buonasera.-
I quattro fluorescenti risalgono sul mezzo di soccorso
Il mocassinato è tutto un fremito, gli ci vorrebbe un altro Negroni per calmare i nervi.
Si agita sdegnato e pronuncia frasi sconnesse.
Muovendosi in maniera scoordinata e minacciosa, inciampa nel bordo del marciapiede. La caduta a terra è inevitabile.
Occhi al cielo del capo servizio, tutti giù di nuovo.
Si massaggia la testa.
-Vuole venire in ospedale?-
-Ohi, che botta! No, sono qui con degli amici.-
-Ma questo è un trauma cranico!-
-é grave?-
-Beh non si può dire, ci vuole una lastra, magari una T.A.C. Portatemi un collare.-
-Ma io non voglio venire, e gli amici?-
-Se vuole può portarne uno in ospedale, ma uno eh. Mica tutta la comitiva!
-La schiena le fa male?
-Si un po’-.
-Ahi, Ahi, Ahi-
-Come sarebbe a dire ahi ahi ahi-
Presto, spinale, ferma capo e ragno, abbiamo un politrauma qui.
-E le gambe, non le fanno male?-
-Beh si il ginocchio destro, me lo sono anche rotto a Madonna di Campiglio.-
-Bene, se sente le gambe è un buon segno. Forbici!-
-Ehi ma cosa vuole fare? Sono di Armani-
STRAAAAAP,
-Erano di Armani, poi, vorrà mica mettere sullo stesso piano un paio di pantaloni e la sua salute?!-
Il futuro premio Nobel per la pace è ormai mummificato su di una tavola spinale. Da quella posizione può fissare solo il cielo stellato.
Il Caposervizio si rivolge al gruppetto vicino.
Voi siete suoi amici?
-Bah...-
-Beh...-
-Si, lo conosciamo da poco è un amico di un amico, di un amico del mio visagista.-
Chi viene di voi?
-Dove?-
-In ospedale.-
-No, no gli ospedali mi fanno orrore, c’è cosi tanta gente malata e poi, veramente avremmo una cena...-
Poi rivolti al loro quasi amico:
-Dai Giangi, vai a farti vedere, poi ci raggiungi per il dessert e ci beviamo una bella bottiglia.-
e si dileguano rapidi sulle loro Porshe.
Nel frattempo due suorine appartenenti all’ordine delle San Samaritane della divina carità si avvicinano a Buh, il clochard. Hanno con se un thermos gigante pieno di brodo caldo, e del pane.
Glielo versano, gli lasciano un biglietto con l’indirizzo della loro mensa e scompaiono nell’ombra dalla quale erano venute. Buh si alza e si avvicina ai volontari che stanno caricando Tutankamon sull’ambulanza, lo scruta un attimo.
-Vuole dirgli qualcosa?-
-Se l’ha fa chel li ( cosa ha fatto quello li).
-L’è burlà giò (è caduto).
-O puarett (Oh Poveretto).
-Al che, alza il bicchiere pieno di brodo caldo, e rivolto al politraumatizzato.
-“La staga ben, buon Natale” e se ne va.
Il paziente diventa incosciente alle ore 22:38, si iniziano le manovre di rianimazione.
Tag: aperitivo happy hour, natale milano
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