martedì 29 aprile 2008

One bag, l’arte del viaggiare leggeri

Non sono un amante sfegatato dei viaggi,. Per me, i Bastioni di Porta Volta sono le colonne d'Ercole, il mondo finisce li e Corso Como è già periferia. Sono piuttosto pigro ma nonostante ciò ho girato parecchio: Emirati Arabi, Indonesia, Stati Uniti, Inghilterra Francia.

Ogni volta mi sono domandato una cosa, ovvero se fosse stato possibile portarsi appresso meno bagaglio possibile.

Sono un amante del minimalismo in tutte le sue forme. Non arrivo ad estremismi francescani, ma detesto tutto ciò che è superfluo e ingombrante e quando si viaggia questo è fondamentale.

Il minimalismo, oltre ad essere un toccasana per la mente, è pratico. Meno c’è, meno si rischia di perdere. In questo caso i bagagli.

So che le donne e ancor più le donnacce storceranno il naso davanti a queste scelte. Considerando che le dimensioni medie di un beautycase rasentano quelle del Piccolo forno Harbert e che non c’è modo di riporre intelligentemente un paio di decoltè da 12 cm, senza svitarne il tacco, sicuramente sono loro quelle con i nervi più scoperti. Il popolo femminile è, in assoluto, quello che più soffre (e crea problemi) quando si tratta di partire.

Questo sito offre delle geniali soluzioni per viaggiare al minimo, senza ridursi a dei totali barboni.
Imparate donnacce, imparate.

E voi, viaggiate leggero o pesante?

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martedì 15 aprile 2008

L'arte del Gin 'n Tonic

Chiaro e limpido come un bicchiere di acqua gasata. É così innocente, che quasi, non ti senti in colpa a berlo. Il primo devo averlo bevuto verso i ventitrè anni, ad una festa. Vi dico solo che al secondo bicchiere ho morso, in pubblico, il sedere, ad una ragazza. La conoscevo a malapena. Da allora non bevo altro e la ragazza in questione è diventata una mia grande amica. Detta così sarei un buon candidato per entrare all’anonima alcolisti o almeno in un elenco di molestatori. Ma il mio grande amore per questo drink mi ha portato a fare delle ricerche e, girando e rigirando per il web, (mia principale attività) mi sono imbattuto in quella che si auto proclama “The perfect Gin ‘n Tonic Recipe”. Ovvero la ricetta per il perfetto Gin ‘n Tonic. Traduco e riporto:

Occorente:

• Un bicchiere Collin/Highball, ma è sufficiente un bicchiere alto.
• Qualche limone [Ben lavato]
• Cubetti di ghiaccio [Parecchi]
• Gin [Tanqueray, non si discute, va bè, Bombay Sapphire come seconda scelta.]
• Bottiglietta di Schweppes tonica.

E ora... La ricetta [Con i suoi segreti]

• Tagliate una fetta di limone e spremetela all’interno del bicchiere, in modo da spremere, oltre al succo, anche l’olio della buccia. Poi lasciatela sul fondo.
• Riempite il bicchiere con i cubetti di ghiaccio, fino all’orlo [Ripeto, fino all’orlo].
• Spremete mezzo limone sopra il ghiaccio. Aspettate 30 secondi.
• Riempite il bicchiere per 1/3 con il Gin [Quanto volete forte il vostro drink?]
• Riempite il resto con acqua tonica.
• Mescolate, gentilmente, con la lama del coltello, con cui avete tagliato i limoni.

Ora tutti sappiamo la ricetta del PERFETTO Gin ‘n Tonic. Non resta che provarla.

Bevete responsabilmente e non morsicate l’altrui culo. [Me tocca dirlo...]

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mercoledì 9 aprile 2008

Due cuori e una capanna da un milione di dollari

Negli anni ottanta tutto era possibile. L’edonismo regnava sovrano e parole come “improbabile” erano bandite da qualsiasi telefilm. Questo, nonostante tutto, era un bene. Almeno non eravamo costretti a sopportarci la fiction all’italiana.

Quella dolce-amara, “come la vita” Perchè: “Nella vita reale non sempre c’è il lieto fine”. Appunto. C’è già la vita reale con la quale Dobbiamo scontrarci, perchè mi devi “far riflettere” anche davanti alla televisione? Io sono uno strenuo sostenitore del leito fine e DETESTO qualsiasi genere di fiction dove lo sceneggiatore mi fa affezionare ad un personaggio e poi lo fa morire a cinque minuti dalla fine.

Io, davvero, questo sadismo da teleschermo non lo accetto. Quando ero piccolo si che le cose funzionavano. Non importava a nessuno che un investigatore privato facesse i pedinamenti su di una Ferrari, o che la maggior parte degli eroi da telefilm fossero reduci della guerra in Vietnam. O ancora, che un milionario e una rossa cotonata fossero sempre costantemente innamorati e si cacciassero, ogni sacrosanta puntata nei guai.

Visto che in questo periodo si parla di matrimoni, non potevo non parlare di un piacione e di una donnaccia ai quali sono stato legato in tenera età. I coniugi Hart. Una sorta di papà e mamma alla nitroglicerina. Sono sicuramente stati i progenitori di tutti i Mr. E Mrs Smith a venire. La serie in origine si chiamava “Hart to Hart” e giocava sull’assonanza del loro cognome Hart con parola heart, che in inglese significa cuore. Non a caso in Italia, il titolo del telefilm è stato tradotto con “Cuore e batticuore”.

Mai titolo fu tradotto meglio a mio parere. Un marito e una moglie che più innamorati non si può. Certe scenette di ostentato romanticismo da parte di lei (Stefanie Powers) erano davvero rimarchevoli e in generale avevano a che fare con regali costosi da parte del marito (Robert Wagner). A parte lo zucchero e la melassa che, colava da ogni parte, Il telefilm era un classico mistery-action dei gloriosi 8Os e quindi mi piaceva un sacco.

C’erano esplosioni, inseguimenti, cadaveri, e non si faceva mai male nessuno. Soprattutto i protagonisti. Perfetto. Dall’unione della coppia erano nati anche un maggiordomo: Max (Lionel Stander) ed un cagnetto peloso, molto snob. Altro che figli. Sarei stato proprio curioso di vederli a cambiare pannolini tra un omicidio e un’altro.



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lunedì 7 aprile 2008

Testimone oculare... Di nozze.

La notizia è fresca fresca. Chi l’ha sparata (grossa a parer mio) ha ancora la pistola fumante in mano, ma le scelte di vita non si discutono. Una mia carissima amica, anzi diciamo pure ex-morosa, si sposa. Fa pure rima, che cosa potrei aggiungere d’altro. Che mi ha chiesto di essere il suo testimone di nozze. Avrei preferito essere testimone del suo divorzio, istituto per il quale nutro molta più simpatia. Ma prima bisogna pur sposarsi, per divorziare c’è sempre tempo. Tutto questo mi ha lanciato in una serie di riflessioni esistenziali. Posso io, ultimo baluardo antimatrimonialista, anticonvivente, anticonformista, testimoniare l’unione di due persone, di cui una sicuramente amica, davanti ad un ufficiale di stato, o peggio ancora davanti ad un sacerdote? Ci sarà da ridere e comunque c’è ancora tempo, si parla del 2009. Potrei anche morire nel frattempo. Mica male come idea. No, ormai ho detto “Si, lo voglio”. In fondo potrebbe essere una grande occasione per guardare da vicino qualcosa di terrificante come il matrimonio, senza rischiare nulla. Un po’ come andare allo zoo a vedere le tigri dietro le sbarre o un film di Dario Argento con la luce accesa, abbracciato alla mia gatta a mo di pelouche. Ma sì, bisogna pur rischiare nella vita. Non mi resta che mangiare la torta nuziale. Vi terrò aggiornati. Stay tuned.


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venerdì 4 aprile 2008

L'importanza di chiamarsi: Mister Micia

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mercoledì 2 aprile 2008

Remington Steele: Il piacione d'acciao (o quasi...)

Bello, di classe e con un passato che definire oscuro è poco. Tutto quello che serve per far innamorare una donna. Prima di Dante’s Peak, molto prima che vestisse i panni della più famosa spia al servizio di sua Maestà, Pierce Brosnan era Remington Steele.

Uno dei personaggi più azzeccati della telefilmografia mondiale. Detective per caso, piacione per scelta. Già il nome è tutto un programma: Remington è una nota marca di articoli per uomo (rasoi elettrici e armi da fuoco), Steele non vuol dire niente, ma suona come steel, che in inglese, significa acciao.

Un nome da "Vero duro”. Fascino inossidabile. Come poi confermato nei panni di 007, non c’era donna che gli resistesse, neanche la sua titolare, nonostante facesse un po' la sostenuta. Però... C’è un però. Ora dirò qualcosa che ai puristi del super agente britannico, suonerà come una bestemmia. Perce Brosnan è stato sicuramente uno dei migliori interpreti per il ruolo di James Bond, ma io lo preferivo nei panni di Remington Steele. Il personaggio gli calzava di più. Remington, alias Pierce, era sempre ben vestito, elegantissimo un vero dandy.

Fu un personaggio rivoluzionario. Lui era sicuramente un uomo d’azione, ma il “Cervello” era Laura Holt (Stephanie Zimbalist). Inoltre si cacciava in un sacco di guai, spesso faceva gaffes ed era tutt’altro che infallibile. Proprio per questo aveva un fascino che i veri “Perfettini”, non avranno mai. Insomma un vero piacione, perchè se cadeva si rialzava, si aggiustava la giacca e i capelli cotonati e tornava alla carica.

Con questo post vorrei inaugurare la categoria Fantapiacioni. L’intento è far lustrare gli occhi alle lettrici di questo blog fornendo, contemporaneamente esempi e modelli maschili da additare ai loro eventuali compagni/fidanzati/mariti/schiavi. Spronandoli a comportarsi a vestirsi o almeno ad atteggiarsi come “Veri Uomini”. E se vi diranno “vabbè ma quello è un film” voi rispondete pure: perchè la vita no?

Qual'è il vostro piacione da telefilm preferito?


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