“...e mi trovavo ancora una volta, ad inseguire la mia ombra,
per una Brera addormentata, con la lingua impastata un pò di gin e un pò di tonic. Verso casa, non lontana, appena uscito da un pianobar, il più chiassoso e irriducibile. Con un freddo cosi polare che pareva di essere a Gressoney, a bordo pista. Ma nei panni fuori luogo di un playboy, che a quell’ora, aveva più voglia di addormentarsi vestito che di spogliarsi per giocare.”
Voi ci siete mai stati? Non a Gressoney, in un Pianobar. Neanche io. Beh fino ad un annetto fa, e da allora... Ci sono inciampato la prima volta un po' per sfida ed un po' per noia. Non si può abitare a Milano, a due passi dal quartiere di Brera, la “Montmartre” milanese e tornare a casa alle dieci di sera. Di venerdì. No, ma dico... Scherziamo? Così ho rimessoo le chiavi di casa, nella loro casa, la mia tasca e ho fatto rotta verso Il paese dei balocchi.
Schivate un paio di cartomanti e una ventina di negromanti, (la differenza tra le due fattispecie è che la prima vende a prezzo modico, IERI, OGGI e DOMANI, mentre la seconda spaccia AUTENTICHE, imitazioni di Gucci e Luis Vuitton). Ho chiuso gli occhi ho fatto una giravolta su me stesso e ho puntato verso il primo locale “live music” che mi capitava, barcollando ubriaco prima ancora di aver toccato bicchiere.
E pensare che all’asilo ero campione di girotondo.
All’ingresso, un pò spaesato, guadagno rapidamente un posto d’eccezione. Ho sempre sognato di sedermi al bancone di un club, alla Humphrey Bogart. Luci basse, sgabelli quadrati, atmosfera deliziosamente decadente. Ricordava tanto il King Kamehameah Club di Magnum P.I. Il bancone è una postazione strategica, ostacola l’occupazione preferita dei barmans, ovvero annacquarti il cocktail. Inoltre ti permette una visione d’insieme del postaccio nel quale ti si voluto ostinatamente infilare. Il Barman di questo locale sembrava un tipetto vigile, con una cotta terminale per l'inglese e biondisisma cameriera.
-Un Gintonic, col Tanqueray-
Specificare la marca del superalcolico impreziosisce.
L’omino prepara solerte, sempre con un occhio alla platinata. Il prezzo è da ladrocinio, ma pago senza battere ciglio. Mi guardo in giro, e... La parata dei PIACIONI. Il PIACIONE è il vero “Latin Lover” niente a che vedere con i Playboy d’oltremanica. Il PIACIONE lo si riconosce dal sorriso, perenne, un pò dato dall’alcol, e un pò dalla lunga pratica. Il sorriso è la vaselina della mente e loro lo sanno bene. Che siano bionde leopardate, o moraccione lampadate, tutte pendono dalle loro labbra, ipnotizzate.
Ma lo spettacolo più divertente, questa sera lo offrono il BARMANe la BIONDISSIMA. Nel tempo dei miei quattro Gintonic, loro si fanno altrettanti RedBull & Whiskey,
Orrore!
Si, lo so è come il MAIALE che da del PORCO all’asino. Sarà che a me la RedBull fa schifo. Lui cerca di “metterle le ali” per farla svolazzare nel suo letto a fine serata, lei si tracanna allegra, la pozione magica ringraziando in un italiano stentoreo. Niente classe dietro il bancone.
Tra i fumi dell’alcol vedo gli sguardi di disapprovazione del gran consiglio dei PIACIONI, il barman non sarà mai uno di loro. Non sapremo mai com’è finita Io so solo che mi sono ritrovato a fare pipì in una fioriera di Ferrè alle tre di notte. Lo stile, sempre e comunque. Ma questo è solo l’inizio.
To be continued...
Foto: Barbara Maggi
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1 commento:
definizione di piano bar......detestabile intrattenimento da matrimonio dove tutti si sentono in obbligo di ballare praticando movenze scimmiesche cercando di non perdere il sorriso stampato in faccia....
la mia definizione di piano bar, dopo averlo riscopero o scoperto per quello che veramente può essere.....una realtà nella quale perdersi e scoprire i reali piaceri del sano divertimento.
scordatevi i balli di gruppo! sono concessi solo gli "apripista"....ma poi ognuno diverta attore protagonista del megaminimondo!!!!!
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