Il primo incontro con la vita notturna milanese mi aveva un pò scosso. Avevo preso uno scivolone, da unbriaco, in fondo, non era una cosa, poi così indecorosa. Ma come ogni caduta, in una vita che si rispetti, ci si rialza, ed io barcollante, ero pronto a riprovarci.
Quindi, “ In the middle of Brera, Again” sempre di venerdì, a stortarsi le caviglie sul romantico ciotolato del Fu quartiere degli artisti. Il ciotolato è bello, decorativo, ma riesce a lussare articolazioni con una facilità spaventosa, ci sono quasi riuscito anche io, indossando delle misere “scarp de tenis” immaginate i voli acrobatici di meravigliosi esemplari di sesso femminile, inerpicati su tacchi a stiletto. Un autentico spettacolo circense.
Quando piove, poi, non vi dico.
Ad ogni modo non pioveva e superato il TRISTEZZA CLUB, dove avevo raschiato il fondo del barile la settimana prima, sono passato al locale successivo. Sotto a chi tocca. L’ingresso: Una porta a vetri, e poi?
Basta.
A parte una disumana quantità di gente all’interno, in un totale delirio. Davano l’idea di divertirsi un casino. I vetri della porta erano appannati come una filovia del della circonvallazione all’ora di punta il tutto con in sottofondo “isn’t she lovely” di Stewie Wonder.
Sembrava un girone Dantesco, condito in salsa anni "80, me ne stavo già innamorando.
Ma tutte le passioni repentine portano dubbi proporzionati all’intensità delle passioni stesse.
Ero pronto a tanta vita in una botta sola? Una scusa qualunque per mollare (temporaneamente) il colpo:
Ma tutte le passioni repentine portano dubbi proporzionati all’intensità delle passioni stesse.
Ero pronto a tanta vita in una botta sola? Una scusa qualunque per mollare (temporaneamente) il colpo:
-Troppa gente.-
Come quando, sulla banchina della metropolitana, si rinuncia a salire su di un vagone troppo pieno, e lo si guarda mentre chiude le porte e riparte. Rimasi li un pò a fissarlo, ma a ripartire fui io. Prentendere che fosse il locale a muoversi sarebbe stato troppo.
Mentre mi allontanavo pensai al nome del locale: “Pelouche”. Chissà poi perchè proprio pelouche. L’unica immagine che si formò nella mia testa fu quella di un boa di pelo rosa schocking. Quella sera il pelo lo avevo perso, ma da buon lupo metropolitano avevo la certezza:
Il vizio, che da sempre mi accompagna, la curiosità, mi avrebbe riportato presto in loco per un doveroso sopralluogo.
Foto: bondidwhat
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