giovedì 27 maggio 2010

Hai voluto fare l'investigatore informatico?


Come mi sia venuta questa idea ancora non lo so. Fin da piccolo ho sognato di fare l'investigatore privato ma poi crescendo si pensa a cose più pratiche.

Tipo l'informatica.

Che è pratica solo per chi la capisce, e io già la capisco poco.

Vivendo a Milano, la Milano che lavora, la Milano che: “fa e disfà l'è sempre laurà”, ero convinto di poter avere tutto e invece no. Se sei così pazzo da voler studiare una materia astrusa come la Computer Forensic (ovvero il pane quotidiano degli investigatori informatici) devi andare a Roma.

In fondo sei già fortunato. Perchè, dopotutto, tutte le strade portano a Roma, poteva andare peggio.

Corso che dura sei mesi ma le cui lezioni si tengono solo il venerdì e il sabato. Quindi sei mesi di frecce rosse, avvelenate dai ritardi e dalle lamentele di quelli che ci viaggiano sopra.

Alloggio.

Ho deciso di provare un bed & breakfast, ma su questo torneremo dopo.

Ovviamente appena mi sono iscritto al corso lontanissimo, lunghissimo e non proprio economico, ne hanno attivato uno intensivo di tre giorni a Milano, allo stesso prezzo. Anzi no, adesso che ci penso, avevo pure lo sconto.

Il classico investigatore torna a casa tardissimo anzi, all'alba. Dopo aver pedinato per ore o dopo essere stato fermo sotto la pioggia in attesa che una bionda platinata quanto infedele uscisse avvolta nella sua pelliccia di volpe dal portone dove era entrata quattro ore prima.

Si sa quanto alle bionde platinate piacciano le coccole.

Invece no, io alle 23 e 30 ero già a letto, dopo aver controllato tre volte la sveglia perché non volevo rischiare di perdere il treno mi sono addormentato di sasso sognando il mio posto sul Milano Roma no stop delle 9 e 30.

Ore 9 e 44, dopo varie imprecazioni contro la sveglia che non aveva suonato mi sono reso conto di non averla attivata io. Treno perso.

Una volta arrivato in stazione trafelato di sudore chiedo, col poco fiato rimasto, di salire sul Milano Napoli che sta per partire, la graziosa hostess mi dice che il biglietto che avevo fatto io era una super offerta speciale irripetibile e vantaggiosa e, sopratutto, non rimborsabile.

Se volevo salire su quel treno dovevo fare un altro biglietto.

E facciamolo!

Costa il doppio della super offerta irripetibile, che mi mancava già da morire.

Treno partito.

Da Milano a Piacenza un ora e mezza, record mondiale di lentezza.

Avverto il Bed and Breakfast.

-salve, arriverò con un po' di ritardo, quindi passo a fare il chek-in direttamente questa sera.-

-Ah, ok, va bene, ma non prima delle 20:00, perché prima lavoro, click.-


Prima lavora? Ma non lavoraval Bed & Brekfast?


Già li, se fossi stato un investigatore vero, avrei dovuto sentire una gran puzza di bruciato.

Arrivato a Roma con un ritardo smisurato, mi infilo in un taxi schivando frotte di abusivi.

Tutto tranquillo, mi scodella davanti all'università.


Cerco il custode.


-Salve, sto cercando il corso di Diritto penale dell'informatica.-

Il custode mi guarda con sguardo un po' ottuso ma divertito e replica con: “Habla espanol?”


-No, sono italiano. Il corso di informatica investigativa? la giornata inaugurale?-

-No, no, qui non c'è informatica.-


Chiamo l'organizzatore del corso, colpa mia, non avevo letto che era nella sede decentrata, per fortuna non troppo. Forse perché Roma ha un centro immenso e decentrato significa Fiumicino o Latina.

Chiedo all'altro custode, romano D.O.C. Che mi spiega con dovizia di particolari come raggiungere l'altra sede, ci si arriva a piedi. Per sicurezza a metà strada chiedo a tre vigili. Per l'esattezza due vigilesse e un vigile. Quando dico l'indirizzo le due vigilesse si guardano con fare interrogativo, per fortuna il maschio alfa è più pratico di toponomastica.

Un piccolo appunto sui numeri civici romani, il civico 95, potrebbe benissimo essere di fronte al 22, tanto che sulla strada che stavo percorrendo, mi sono chiesto se su di un senso di marcia fosse una via e sull'altro fosse una via diversa. Non solo ma l'83 era di fianco al 95. Bah.

Nonostante tutto arrivo con solo venti minuti di ritardo.

Tutto procede tranquillo fino a quando non devo andare finalmente al Bed & Brekfast, è presto, sono solo le sette meno un quarto, cazzeggio. Bighellono fino alle sette e qualcosa e mi infilo a mangiare in una trattoria, ordino primo e secondo sperando nella tipica flemma romana per tirare tardi. Il personale è tutto dello Sri Lanka, efficentissimo. Le porzioni che mi impediscono fisicamente di prendere anche il dolce.

Il caffè però faceva schifo, bisogna dirlo.

Le 20:00, l'ora della verità. Citofono al Bed & Breakfast, il nulla più assoluto.

Citofono ancora, voce femminile:

“Sii?”

“Buongiorno, sono quello che ha prenotato.” Silenzio

“Che ha prenotato cosa?”

“Ma non siete il Bed & Brekfast?”

“Ah, si, ma vede, la persona che se ne occupa non è ancora tornata, provi tra mezz'ora, click.”

Quando anche i citofoni fanno click, la puzza di bruciato diventa insopportabile.

Ma potrebbe andare peggio, e come? Potrebbe piovere.

Infatti aveva appena iniziato a piovere.

Per la mezz'ora successiva ho girato tutti i possibili altri alberghi della zona per informarmi sui prezzi e a sincerarmi che ci fosse la portineria di notte.

Dopo mezz'ora, finalmente sono riuscito ad entrare nel B&B. Mi apre la porta un signore sui cinquant'anni in calzamaglia nera. Il B&b di fatto è un appartamento, grosso, spazioso ma resta un appartamento.

Nella stanza dove mi fa entrare c'è la finestra aperta e odore di chiuso da far spavento, il letto è doppio, almeno quello.

“Sa, mi deve scusare, qui non si finisce mai, ora sto anche facendo i provini per uno spettacolo teatrale. Ora legga questo che poi le facciamo l'accoglienza.” mi rifila un foglietto ingiallito dal tempo e se ne va.

Le facciamo? Plurale maiestatis o c'è qualcun altro?

Saranno quelli dei provini?

Sei personaggi in cerca d'autore?

Dieci piccoli indiani? Tutti nella mia stanza? E no eh? E poi ho già mangiato da quelli dello Sri Lanka.


Leggo l'opuscolo polveroso con le condizioni per il soggiorno, solite cose. Resto li, aspettando Godot.

Arriva. Per fortuna da solo, si rilegge pure lui l'opuscolo, meglio non rischiare.

Terminiamo le pratiche burocratiche e mi fa vedere il resto, Non che ci sia molto altro.

“Il bagno è in comune” mi dice.

Lo sospettavo, spero solo che abbia una stanza tutta per lui, mica di trovarmelo a tradimento sotto il piumone.

Da solo in camera sono indeciso se mettermi a piangere o dormire vestito. Non che una cosa escluda l'altra. Dopo un po' mi faccio coraggio e vado in bagno a darmi una rinfrescata, anche perché l'acqua calda non c'è almeno non nel lavabo. Alle pareti tre foto di Totò e un inquietante collage 70 per 50 di foto ritagliate di Marilyn Monroe, un'altra bionda platinata.

Sopra il water un batik rappresentante un personaggio del teatro kabuki mi squadra serioso. Riesco a malapena a fare pipì e a lavarmi i denti.

Tornato in camera lo sento guidare istrionico una delle ragazze: “entrerai cosi, poi devi far vedere che sei triste, quindi buttati per terra, batti i pugni e rotola tra le quinte...” Li sento provare e riprovare e poi lo sento mentre la riaccompagna alla porta d'ingresso, è di fianco alla mia stanza.

Oggi sono io l'unico vero portiere di notte. La sento che saluta e, non so perché, ma sono convinto che sia biondo platino e con una pelliccia di volpe.

Piove, è tardi anzi è quasi l'alba e di sicuro in strada c'è un investigatore privato che aspetta da troppe ore.

Foto di: Grahm