mercoledì 27 giugno 2007

ControHabitués

Ovvero: Ma dove cavolo siamo finiti?

Troppo tardi! Ormai hanno superato le colonne d’Ercole e il conto alla rovescia per la fine del mondo è cominciato.
È impossibile non riconoscerli, non c’entrano nulla con tutto il resto e si guardano in giro, mescolando stupore e paura. Sorridono al pianista, che sorride di rimando, pensando “eccone altri due”. Gli si legge negli occhi la voglia di scappare ma gli sguardi ormai sono tutti puntati su di loro, in attesa di mosse false. L’uscita di sicurezza è troppo lontana. Ormai sono certi solo di una cosa, questa esperienza non la dimenticheranno facilmente.


Tipologie:

Turisti avventati.

Se parlano inglese, la ragazza ai tavoli, ribatte con un secco “NO spik inglischh” e guida il loro dito sulla lista fino all’ordinazione desiderata.
Se non parlano inglese, comunque ci provano e, forse per tenerezza, ci prova anche la ragazza ai tavoli. Risultato, nessuno capisce e si ritorna al dito sulla lista.
Abbigliamento Primavera Estate, LEI, vestito a fiori, sandali bassi senza calze, borsetta, LUI, Pantaloncini multi tasca color cachi, camiciola mezze maniche a quadretti, gilet “Camel Trophy” in pandant con i pantaloncini, sandali con calzini, marsupio e borsello.
Abbbigliamento Autunno Inverno, LEI, vestito a fiori, sandali bassi senza calze, borsetta e cappottino. LUI, calzamaglia, pantaloni di fustagno, scarponcini da trekking, camicia quadrettata a maniche lunghe, pile, giacca in Goretex, racchette da neve e piccozza, lasciati all’ingresso per ragioni di scurezza e ordine pubblico.
Drink: Birra, meglio non rischiare.
Metodi di pagamento:
Bigliettone da 100 Dollari –Mi spiace prendiamo solo gli EURI-
Bigliettone da 100 EURI –Non avrebbe qualcosa di più piccolo, sa è già il secondo che me lo fa cambiare.-
Carta di credito, -Grazie, gliela clono e torno.-



L’insopportabile.

Entra già ubriaco marcio, si lancia urlante nella mischia sperando di passare sopra la testa della gente come nei concerti rock. Si ferma un attimo prima di sfracellarsi al suolo. Balla a casaccio. Bacco lo ha convinto della sua irresistibile simpatia e cerca di attirare l’attenzione che tutti gli negano sperando, segretamente, di vederlo evaporare in una scoreggia. Al primo tentativo approcciare una donna scattano in piedi tutti i piacioni decani del posto, pronti a re-inventargli i connotati a mani nude.
Quello è il segnale, il proprietario, grande esperto di situazioni al limite, riunioni sediziose e risse, interviene invitandolo fuori a fumare una sigaretta, oltrepassata la porta gli viene cortesemente fatto capire a calci nel sedere che non è MAI stata persona gradita.
Abbigliamento: Pantaloni bianchi e canottiera, anche nei giorni della merla.
Drink: Non fa a tempo a ordinare.



Famigliola in terapia di gruppo.

Papà, mamma e figlia sull’orlo di una crisi di nervi.
La coppia genitoriale simula una serenità degna di un manuale di economia domestica delgi anni 50
Sorriso tirato della mamma in abbinamento a gambe accavallate, braccia conserte e un virgin daiquiri alla banana (carenza di potassio?).
Nuvoletta: “questa è stata l’idea più idiota che ha avuto dopo quella di regalarmi la macchina per fare il pane a Natale.”
Sorriso tirato di lui, tradito dal piede che batte fuori tempo e da un boccale di whiskey che stenderebbe anche Dean Martin.
Nuvoletta: “queste due stronze mi porteranno alla tomba e poi faranno fuori tutti i miei soldi, so io cosa fare, me li brucio tutti su eBay a comprare trenini!”
La figlia invece manifesta disgusto puro, sia per la cocacola che è costretta a bere senza il regolamentare rhum sia per il patetico tentativo di ricucitura familiare dei suoi “vecchi”
Nuvoletta: “Cheppalle, però mi farei il pianista!”



Famigliola extended

Aggiungeteci, una manciata di cugini, uno zio e la nonnetta che compie gli anni e si scatena al suono di Disco Inferno mentre il resto del locale recita un silenzioso rosario per le sue coronarie.
Il proprietario telefona al numero verde dell’assicurazione per alzare il massimale in caso di morti accidentali.



Sbarbati periferici.

Una serata diversa all’insegna della vera trasgressione.
Familiarizzano subito con il pianista e con l’alcol. Nonostante la giovane età si comportano uniformandosi alle leggi non scritte dei pianobar. Per loro il tuffo nel passato assomiglia più ad viaggio fantasy tipo Signore degli anelli di Tolkien, in un mondo fuori dal tempo e popolato da strani eroi e buffi personaggi dotati di strani poteri, tipo quello di rimorchiare belle donne e non crollare a terra dopo il secondo Long Drink.
Mezzo di locomozione: Motorino elaborato con marmitta Giannelli.







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giovedì 21 giugno 2007

In difesa delle Donnacce

I personaggi di questo racconto sono frutto di fantasia, ogni rifermento a fatti cose o persone è da ritenersi puramente casuale.

Rimiravo ancora il distintivo con su scritto Ispettore onorario, Avendo vinto il concorso di narrativa poliziesca “Una giornata da sbirro” indetta dal capo della polizia, la tolla, mi spettava di diritto. La mattina era stata una levataccia. Il duro lavoro del poliziotto comincia all’alba. Alle nove una volante era venuta a prelevarmi sotto casa, ma questa volta sarei stato io a fare le domande.
In giro, di pattuglia con Stursky e Hutch, fino a mezzogiorno. Io, sul sedile posteriore, felice come un bimbo su una macchina della polizia. Appena si cresce la prospettiva cambia. Ad ogni modo, col naso incollato al vetro, indicavo possibili crimini sui quali intervenire.
Niente, Calma piatta, Milano non era mai stata cosi poco violenta.
Mezzogiorno, pausa HotDog, imposta da me, loro volevano mangiare n’amatrisciaaana, ma il graduato, anche se solo per un giorno ero io, e poi non eravamo mica in un film di Thomas Millian.
Poi ancora in giro, non so se avessero ordini dall’alto di non farmi cacciare nei guai, o se davvero la città fosse incredibilmente morta.
Milano è famosa per due cose: La moda di per sé, e L’aperitivo, che in fondo, è una cosa che non passa mai di moda. L’aperitivo porta con sé un campionario di varia umanità, centinaia di locali pullulano di persone di ogni tipo, tutti con l’obbiettivo comune di arraffare più cibo possibile dal Buffet. L’aperitivo, quella sera, si era tinto di nero.
Venni scosso dalla mia meditazione sul mio distintivo di latta dal mio temporaneo sottoposto, l’ispettore (vero) Michele Scucimarro.
-Ispettò, il Questò dice che se vuole la bambola può interrogarla lei, e si scusa di non averla fatta sparare al poligono.
La Donna in questione aspettava nella stanza degli interrogatori. L’avevano fermata al Blues Cafè mentre versava una boccettina di liquido non indentificato nel bicchiere del suo accompagnatore, il quale era momentaneamente in bagno.
Se ne stava seduta con le gambe accavallate, il che era molto positivo, perché prima o poi le si sarebbe addormentata una gamba e avrebbe dovuto invertire l’ordine delle cosce. il vestito, nerissimo, era più lungo dietro che davanti e lasciava ampie dosi di sottile lycra in bella vista. Sul viso, un sorriso ammaliatore disegnato col più sfacciato dei rossetti.
Manteneva lo sguardo alto. Il collo, slanciato da un collier di perle più simile ad un vero e proprio collare.
-Come si chiama?-
-Barbara Kunt-
-Professione?
-Assassina.-
-Non sia ridicola, è in guai grossi.-
-Allora scriva poetessa.-
Ho sempre avuto un debole per la poesia.
-Cosa stava facendo al Blues cafè?-
-Stavo bevento un cosmopolitan e cercavo di avvelenare un uomo.-
-Ma insomma, la smetta, il sarcasmo non la aiuterà, quel poveretto è in pericolo di vita.-
L’espressione si tramutò in falsa compassione -Mi si spezza davvero il cuore.-
-Scucy, posso chiamarti Scucy vero? Non ti scoccia? Ma... si sa qualcosa di questo tipo?-
-Ispettò, si sa solo che tiene nu casino sulla costazzurra.-
-Si dice casinò.-
-E, Signorina Kunt, cosa avrebbe fatto di tanto grave questo signore per meritarsi il suo odio?-
-Mi dispiace deluderla, ma l’odio non c’entra, sono questioni di lavoro, il signore ha la brutta abitudine di non pagare le fatture.-
Iniziavo a non capirci più un cazzo, forse era per quello che facevo lo scrittore e non il poliziotto, ero solo sicuro di una cosa, quella donna era troppo bella per essere colpevole. Forse pericolosa, ma non colpevole. Ormai mancava solo un quarto d’ora allo scadere della mia breve, puntiforme carriera di piedipiatti, il poco potere che avevo, lo avrei usato tutto.
Iniziai ad elencare gli oggetti trovati addosso alla sospettata, e che ora riposavano sul tavolo.
-Un cellulare fucsia, un rossetto “Rouge di Dior” Una calibro 22 col calcio di madreperla, carina gliel’hanno data in omaggio insieme al collier?-
-Si. -Fece vezzosa -e agli orecchini.-
-Non vorrà farmi credere che riusciva a farcela stare in quella specie di portamonete che chiama borsa.-
-No infatti la tenevo qui.- E si scostò il vestito mettendo in mostra una coscia tornita decorata da una fondina attaccata al reggicalze.
-Non pensavo esistessero davvero.-
Mi guardò divertita trattenendo una sigaretta fresca di pacchetto tra le dita lunghe e smaltate di rosso. L’ispettore, quello vero, sudava come una bottiglietta di Ceres in pieno agosto.
Io no, avevo quasi freddo.
-Sta aspettando che si accenda per combustione spontanea?-
-Se qualcuno non mi avesse sequestrato anche l’accendino...- Fulminò Scucy con so sguardo.
Guardai la lista che avevo in mano
-Già... Un dupont in lacca nera e argento- Scucia Scucy, cioè scusa, ma che pericolo rappresenta un accendino?-
-Potrebbe dar fuoco a qualcuno-
Lo guardai stranito, -Certo, potrebbe anche dare fuoco a te.-
Mi avvicinai a lei vestendo i panni dello sbirro buono, quello dello sbirro scemo erano un pret a porter confezionato su misura per Scucimarro
-Ne ho anch’io uno, sa?- Lo estrassi dalla tasca, l’inconfondibile “CLINK”, precedette di poco la fiammella.
-Fuma anche lei?-
-Solo la pipa, ma non in pubblico.-
Continuai ad elencare.
-Un rasoio di Solingen con manico di tartaruga, le tartarughe sono fuori legge lo sa?-
-Per cosa? Difetto di velocità? E poi era di mio nonno.-
-Cosa, la tartaruga o il rasoio?-
Risi solo io.
-Una boccettina di liquido incolore, cosa è?
-Cianuro.-
-Allora vuole collaborare? Oppure...-
-L’assaggi!-
Stappai il boccettino, Odorava di mandorle amare. La guardai fissa negli occhi per scorgere un pò di paura, nulla.
-Allora Dottò, è veleno?- -No Scucy, solo essenza di mandorla, sa signorina la torta delizia è la preferita da mio cugino.-
-Se me lo presenta gliene preparo una.-
In quel mentre entrò un agente, informandoci che la potenziale vittima se l’era cavata con un brutto spavento e dieci giorni di prognosi. La Kunt schioccò le dita con disappunto.
-Beh Scucy, mancano cinque minuti alla mia uscita di scena, direi che non abbiamo elementi per trattenere la signora, firmo io il suo rilascio, e restituiscile pure tutte le sue carabattole, boccettine di mandorle comprese.-
-Ma Dottò, e...e La pistola e lu rasoiu e e...-
-E... E... Primo non sono dottore e poi è robetta, garantisco io.-
Firmai e riconsegnai il distintivo. Mi rimanevano solo le chiacchiere. Aiutai Miss Kunt ad alzarsi, coi tacchi mi sovrastava di almeno dieci centimetri. Sorrise. La scortai fuori erano le 23:30 di venerdì.
-Perchè non viene a bere qualcosa?-
-Mah, non saprei, dove?-
-Conosce il Pelouche, è un pianobar.-
-Certo, sono amica del proprietario.-
-Allora andiamo.-
Appena entrati Alex il pianista urlò il mio nome al microfono come era uso fare, riuscimmo a sederci in un punto appartato nonostante la bolgia del Friday Night.
-Cosa prende?-
-Un Cuba libre con Havana 7.-
-Per me un Gin Tonic con Tanqueray, grazie.-
La guardai negli occhi chiedendomi se avessi agito bene, pagai le consumazioni e mi alzai.
-Dove va?-
La guardai con un goccetto di sfida.
-Al bagno.-

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martedì 12 giugno 2007

Non dire tacco se non ce l'hai nel sacco


Ma tu indossi solo scarpe con la fibbia?
L’osservazione arrivava da una ragazza piccoletta con un sorriso scimmiesco, uno di quelli dove il bilancio tra denti e gengive, pende drammaticamente a favore delle gengive.
-Si, che osservatrice. É perchè non so fare i nodi con le stringhe,
ricordo che in prima elementare mi rimandarono per quel motivo. Fu un estate
terribile e memorabile al tempo stesso, la passai a Milano andando a ripetizioni di nodi da un marinaio.
-Ma a milano non c’è il mare.-
-Infatti era solo un mezzo marinaio, un marinaio di terra, come le tartarughe, o le hostess se preferisci. Viveva in un barcone sui navigli e pescava salmoni sulla darsena.
-Salmoni nel Naviglio?-
-Si, sono i salmoni più grassi del mondo, perchè nella darsena non c’è nessuna corrente da risalire, un pò come il fois gras per le oche. Una vera prelibatezza. Sono dei salmoni assolutamente pigri, vivono anche loro controcorrente, ma solo in senso metaforico.
-Comunque sono delle belle scarpe, e le mie ti piacciono?-
Alzo la gamba ad angolo retto e io iniziai a tremare.
-Scusa, ma dove è il tacco-
-Non c’è, sono “ballerine”-
Questo era troppo, aveva anche osato pronunciare il nome infame.
L’abominio della femminilità, non ho mai capito cosa spinga una donna a mortificare cosi le sue forme, neanche fossimo in un regime totalitario.
Quelle erano color turchese, con un sottile fiocchetto sulla punta.
-Allora ti piacciono?-
-No, sono orribili-
-Ma... Non sono cose belle da dire a una signora-
-Ma tu non sei una signora, se ne accorgerebbe anche Loredana Bertè-
Sorrise, ancora tutte quelle gengive, mi venne voglia di lanciarle una nocciolina.
-Le scarpe col tacco sono scomode, e fanno venire le caviglie gonfie, cosa c’è di tanto speciale in una scarpa col tacco.
La guardai con commiserazione mista a un’unghia di tenerezza.
-Se invito una bella donna sul mio divano, voglio poterle sfilare la sua bella decoltè riempirla di Champagne, ed eventualmente sbottare in un... Ma questo Champagne sa di tacco, dentro a scarpe come le tue non ci berrei neanche il passato di verdura, che peraltro già mi fa schifo.
Esasperata chiamò la sua amica, che invece si destreggiava su due stiletti stilosi. Si scambiarono le calzature e la scimmia conquistò la posizione eretta.
Iniziai a riconsiderare le gengive.
-Ora come stò?-
-Ci voleva tanto?-
Le offrii il braccio e si illuminò, la scambiò per una galanteria, in realtà era una sfida, la aspettava un giro di ronda sul perfido ciotolato.
Sui tacchi bisogna anche saperci camminare.

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