mercoledì 24 gennaio 2007

Una Zebra a pois? no, Una Leonessa in Lamé - 1a Parte -

Il Panorama della musica d’autore, italiana, vanta uno dei più visionari e variegati bestiari Mai visti in campo artistico. Dalla Tigre di Cremona, Per gli amici MINA, a MILVA, la Pantera di Goro, è tutto un susseguirsi di animali, miti e leggende, che farebbero venire gli incubi anche a Stephen King.

Zebre a Pois. Cobra, che non sono serpenti, ma pensieri frequenti (che diventano indecenti, quando vedo te, quando vedo teeeeee). Gente che rinasce cervo a primavera. (non riesco a pensare ad un risveglio più terrificante).

Lei non era da meno...

Come vuole il più consumato dei copioni, ero tornato! Ancora li, ancora una volta, sul luogo del delitto. Ma, eccezionalmente, infrasettimanalmente. Un martedì. Il martedì, per il Pelouche è una serata morta, Altrimenti che delitto sarebbe e, per di più ad un orario da educande, le nove di sera. Era talmente presto che i chiromanti sbadigliavano ancora cenando con brioche e cappuccino.

Questa volta i vetri non erano appannati In trasparenza , un’energica barista era tutta intenta a nettar bicchieri. Serissima. Una cowgirl over 50, coi capelli corti e biondi. Una camisa negra tutta frange e uno sguardo truce e sanguinario. Sembrava la sorella cattiva di Giuliano Gemma.

Si bloccò di colpo, con lo strofinaccio dentro il calice, doveva essersi accorta di me. La fissavo da un po’ e, di sicuro, aveva annusato la mia paura.

Chi esita, si sa, è già morto!

Con un po’ di coraggio mi lanciai verso la porta a vetri e... Prima sorpresa, porta scorrevole. La mia faccia a mo’ di decalcomania sul vetro immacolato. Venne ad aprire lei, con un’espressione esasperata sul viso, La scenetta patetica doveva averla impietosita o, più semplicemente la infastidiva che la mia abbronzatura extravergine le imbrattasse il vetro dell’ingresso. il Vetril costa e lascia gli aloni.

Ma, volete ridere? Le porte, in realtà, erano due, tipo banca, e la seconda, non era scorrevole.
ci sarei cascato un’altra volta. Sarei stato un’ora a cercare di farla scorrere come la prima. Iniziavo a domandarmi se, dietro tutti quei trabocchetti, non ci fosse un velato tentativo di far desistere gli avventori poco motivati. Oppure, quelli troppo ubirachi per consumare ancora qualcosa all’interno che non fosse, la già poca, pazienza della barista.

-ma pensa, non avevo mica capito che scorreva-

-già, già, me ne sono accorta, cosa bevi?-


Il Tanqueray occhieggiava nel suo verde bottiglia dalle mensoline, ma avevo già rischiato troppo per quella sera.

-una bella Birretta alla spina?-

-Solo in botiglia, Corona, Becks, Ceres.-


Le aveva elencate in rigoroso ordine di tasso alcolico crescente, sentii una goccia di sudore freddo solcarmi la fronte li mi giocavo il tutto per tutto.

-Vada per la Ceres-

Un ghigno di approvazione mi fece trarre un sospiro di sollievo. Mi presi la mia birra in bottiglia e sulle prime note de: “con il nastro rosa” di Lucio Battisiti vidi, per la prima volta,
La Leonessa in lamé.

Foto:


Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

Nessun commento: